Passaparola novembre 2013
Due minuti guadagnati
Rinnovo della convenzione con il Comune
Tesserato, senza residenza!
Cambio materassi in Tenda
Ciao, Bruno!
Due minuti guadagnati
Stamattina alle 9.30 dopo aver scritto il menu nella lavagnetta della cucina della Tenda e aver tirato fuori gli ingredienti necessari me ne stavo andando via.
In quel frattempo sono arrivate le due signore che svolgevano il loro turno di pulizia e mi sono fermato un attimo in più.
Penso che niente succeda per caso…
quel secondo in più mi ha consentito di essere presente quando un signore, di 63 anni, dall’aspetto distinto, abbastanza elegante si è avvicinato alla porta momentaneamente aperta chiedendo ospitalità…
Io e le due signore ci siamo guardati un pò stupiti… mai avremmo pensato che quell’uomo fosse una persona senza dimora.
Gli stereotipi confondono, il senza dimora deve essere abbastanza sporco, magari anche puzzare, infreddolito il giusto… e anche non italiano, proprio come quello che quando sono arrivato ho trovato seduto davanti alla porta della Tenda ad aspettare l’apertura di stasera alle 18.30…
Ma questo signore che ci fa per strada? Ci spiega che sono 20 giorni che ha iniziato questa nuova “esperienza” e teneramente ci dice che non ha ancora capito come funziona e guardando il ragazzo arabo seduto in attesa dice “devo imparare da loro”.
Ci racconta la sua storia, che per motivi di privacy non racconto (pur lavorando negli ultimi anni fuori regione è marchigiano è ha lavorato tanto tempo ad Ancona, magari qualcuno potrebbe riconoscerlo).
Chiaro, la curiosità è sapere perché ora si trova di fronte a noi, sul ciglio della porta verde della Tenda.
Ci racconta. E’ stato truffato, è in attesa di giustizia. Ma nel frattempo i creditori e le banche non attendono. Ha venduto tutto, scherzando dice “mi è rimasto solo da vendere l’anima al diavolo”.
Sicuramente non ha venduto la dignità. Ci dice senza mezzi termini che è umiliante chiedere ospitalità, è umiliante andare alla Caritas a mangiare un pasto caldo e sentirsi trattare da straccione del volontario di turno (non parliamo di Ancona). Però è sereno. Anche quando si lamenta della disparità di trattamento del nostro Stato tra italiani e stranieri senza dimora. Anche quando si lamenta delle regole forse ingiuste della Tenda per l’attesa per essere accolti. Sta vivendo queste cose sulla sua pelle, una persona che fino a venti giorni fa girava con un Mercedes B200, magari sarebbe anche autorizzato ad incazzarsi.
Ma lui ripete che ancora non ha capito come funziona la nuova vita che sta vivendo, deve imparare.
Beh, la chiacchierata è andata avanti più di mezz’ora, e noi ascoltavamo rapiti i suoi racconti, le sue esperienze fatte grazie al suo lavoro… o meglio ex lavoro.
Poi, prima di lasciarci ci ha voluto donare l’enunciazione di una preghiera che per motivi di studio legati alla sua professione ha trovato in una biblioteca. L’ho dovuta cercare ora su internet per ricordarla.
E’ una preghiera celtica, che ho trovata associata a S. Patrizio, patrono d’Irlanda.
«Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, Iddio ti protegga nel palmo della sua mano»
Poi ci siamo stretti la mano e ci ha salutato….
Abbiamo chiuso la porta, ci siamo guardati… io e le due signore avevamo gli occhi lucidi…
E ti vengono in mente i soliti pensieri apparentemente banali, di come sei fortunato, di come basta poco perché la vita cambi radicalmente… e adesso aggiungo, di come si è fortunati a svolgere il servizio in Tenda.
No, non faccio uno spot alla Tenda. Dico sinceramente. Nella vita niente succede per caso, io ho “perso” due minuti a parlare con le due signore delle pulizie mentre stavo andando via. Loro sono arrivate in ritardo per alcuni intoppi.
Questo ci ha consentito di essere lì, tutti e tre ad accogliere quest’uomo.
Questa lezione di vita.
Stefano
Rinnovo della convenzione con il Comune
In seguito alla deroga della convenzione tra la Tenda di Abramo e il Comune, abbiamo consegnato al comune una lettera per ribadire l’importanza della collaborazione con l’ente locale a vantaggio del territorio. Ora stiamo concertando con l’Assessore e il Dirigente ai servizi sociali una nuova convenzione.
Tesserato, senza residenza!
Dal sito dell’Ass.ne “Assata Shakur”
E’ strano come il destino, a volte, sappia combinare eventi e legarli in maniera indissolubile alla memoria storica di ognuno di noi. Jawo Souleymane, guineo di vent’anni, ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano: è il primo calciatore dilettante ad essere stato tesserato dalla federazione italiana nonostante non abbia ancora la residenza, ma vive in Italia con lo status di “Richiedente Asilo Politico per scopi umanitari”.
Sabato scorso, giorno del lutto nazionale in memoria delle vittime di Lampedusa, Jawo ha fatto il suo esordio nel campionato di terza categoria contro l’Atletico Numana, gara per altro vinta dalla sua Assata Shakur per quattro a uno. Chissà quanta commozione e quanto dolore per Jawo durante il minuto di silenzio che ha accompagnato l’inizio del match e che ha visto esporre, da parte dei tifosi dell’Assata, lo striscione “Basta morti, accoglienza senza se e senza ma”.
Il giovane ventenne, infatti, così come gli sfortunati migranti che hanno perso la vita nella costa siciliana, è giunto in Italia percorrendo lo stesso tragitto dalla Guinea al Senegal, quindi alla Libia, prima di sbarcare a Lampedusa. L’Assata Shakur del presidente Alessio Abram ha avuto modo di conoscere Jawo nell’ormai tradizionale Mundialito Antirazzista che si svolge in Ancona ogni mese di luglio e ha iniziato la sua battaglia per il tesseramento. Oggi, il giovane calciatore, vive a Falconara nel centro di prima accoglienza Tenda D’Abramo.
La storia di Jawo è comune a quella di molti altri giovani che, come lui, hanno vissuto buona parte della loro vita in uno stato di perenne fuga. Jawo, però, appartiene a quella percentuale di persone che è riuscita ad approdare in Italia, scappando da una guerra, correndo giorni e giorni lungo i confini che l’avrebbero fatto giungere in Libia, attraversando da ricercato un deserto senza acqua né cibo, lavorando duro in Libia per permettersi di scommettere sull’unica possibilità che gli avrebbe dato la svolta, ovvero quella d’imbarcarsi per Lampedusa.
Attraverso una serie di combinazioni fortuite Jawo è potuto arrivare in Ancona e al momento possiede un permesso per motivi umanitari che, fino a quest’anno, non gli permetteva neanche di tesserarsi a un campionato di terza categoria. Per due anni di seguito si è allenato con la Castelfrettese senza poter mai scendere in campo nelle partite ufficiali. La società, dopo averlo conosciuto, gli ha proposto di entrare a far parte del gruppo, con la promessa che sarebbe stata tentata ogni strada pur di ottenere il tesseramento. E alla fine, nonostante la mancanza del certificato di residenza, i dirigenti dorici sono riusciti a far valere le loro ragioni e la legittimazione a tesserarlo nonostante il regolamento non lo consentisse.
“Ci rendiamo conto che questo passaggio rappresenta forse una piccola cosa, ma a noi ha restituito due immagini fondamentali – dice il presidente Abram – La prima è quella della dignità, perché per Jawo ottenere il tesseramento è stata una rivincita e un’opportunità per crearsi relazioni e per giocare lo sport da lui più amato. La seconda è relativa al precedente che abbiamo immesso nel quadro normativo e soprattutto l’aver generato una zona franca nel regolamento della FIGC che ci ha permesso di spostare l’accento dalla regola al dato reale. Perciò auspichiamo che molti altri possano seguire il nostro esempio e non si arrendano al primo diniego perché, al contrario, la convinzione e a volte anche la “creatività” possono essere le due chiavi vincenti per ricercare nuove soluzioni”.
Cambio materassi in Tenda
In questo mese sono stati comprati 15 materassi nuovi per i volontari della notte e gli ospiti, al costo di 2488,80 €. Una miglioria per rendere la casa più accogliente.
Pranzo Associativo
Domenica 13 l’appuntamento era a Barcaglione per il consueto pranzo associativo, quest’anno con una formula rinnovata: ognuno ha portato qualcosa da condividere, senza quota di partecipazione.
La scelta è stata dettata da due esigenze: la prima era volerci donare un gesto d’amore, come è quello di preparare un pasto per gli altri; la seconda era quella di coinvolgere quei volontari (soprattutto giovani) che non se la sentono di spendere – anche se poco – per pranzare fuori.
Alla fine le tavole imbandite erano uno spettacolo, grazie a tutti per la cura che avete messo nel preparare le vostre specialità e un grazie speciale a Manuela per aver preparato l’allestimento.
Nota dolente la partecipazione. Non sappiamo se per un problema di comunicazione, sicuramente per alcune contingenze negative, ma alla fine eravamo circa 60. Anche se di poco, meno rispetto agli anni passati.
Crediamo comunque che la formula sia positiva e vorremmo riproporla per l’anno prossimo. Lavoreremo meglio per cercare di coinvolgere quanti più volontari e amici dell’associazione possibile.
Ciao, Bruno!
Ci ha lasciato un carissimo volontario, un volontario doc (come lo hanno definito i giornali), Bruno Violini. Un volontario che faceva il turno in Tenda con il cuore, sempre attento e preciso nel servizio e con la gran voglia di portare il Bene e il sorriso ai nostri ospiti. Ciao Bruno…anche per te la Tenda andrà avanti e tu continua a sostenerci da lassù.