Passaparola dicembre 2016
Padre Alberto Maggi: affrontiamo il mondo con passo lieve
Aperitivo Natalizio
Ritiro cresima
In cerca di nuovi volontari
Ancora aggiornamenti sulla procedura di accoglienza
Tessere Soci 2016
Un saluto a S.
Padre Alberto Maggi: affrontiamo il mondo con passo lieve
Venerdì 25 novembre si è svolto il primo incontro della nostra nuova rassegna dal titolo “Senza peso: prove di leggerezza”. Dopo il coraggio e il sogno, quest’anno ci occupiamo di leggerezza. Detto così non suona forse tanto bene. Sembra un invito al disimpegno, al frivolo, alla superficialità. Nel lessico quotidiano se una cosa è “light” o ha poco contenuto, o non sa di niente. Non è ovviamente questo il significato di leggerezza a cui pensiamo. Ci interessa invece capire la leggerezza come forza dell’animo, non come inconsistenza, come stile attivo di convivenza, non come passività. E chi meglio di Padre Alberto Maggi – colui che da anni si impegna a rendere leggiadre le parole dei testi biblici storicamente gravate dal peso del potere – poteva aprire questa rassegna?
Per chi non lo conoscesse Padre Maggi è teologo, biblista e frate dell’Ordine dei Servi di Maria e dal 1995 dirige il Centro Studi Biblici C. Vannucci a Montefano. Da anni opera tramite libri, conferenze e video-omelie (delle quali è stato un pioniere, visto che il suo commento domenicale al Vangelo è disponibile sin dal 2009 su YouTube) nell’utilizzare la teologia e l’esegesi biblica come strumenti per capire non solo il volto del Dio cristiano, ma l’intera esperienza umana. Negli ultimi anni Maggi ha conosciuto un notevole successo, soprattutto grazie al suo ultimo libro Chi non muore si rivede (Garzanti 2013) che in soli quattro anni è già giunto all’ottava ristampa. Nel libro Maggi si discosta parzialmente dal consueto commento biblico, per raccontare invece la sua esperienza di prossimità alla morte – tre mesi in terapia intensiva per dissecazione dell’aorta – come un viaggio alla ricerca della pienezza della vita.
L’incontro, svoltosi nella chiesa della Beata Vergine del Rosario di Falconara Marittima, ha attirato tantissime persone. Non diciamo una messa natalizia, ma almeno una di Pasqua sì. Maggi ha scelto per noi brani del vangelo che parlano di leggerezza. “Spero che usciti da qua riusciate a sentirvi un po’ più leggeri”, si augura all’inizio dell’evento. Si parla di povertà, la beatitudine più “leggera”. Questa famosa povertà di spirito così reclamata, ma anche così fraintesa. Povertà di spirito che è diventata nei secoli arma nelle mani dei potenti per far rimanere i poveri al loro posto: se Gesù li chiama beati, perché mai dovrebbero rinunciare a questa santa investitura? È per questo che Karl Marx prendeva proprio di mira questa beatitudine come epitome di quel “oppio dei popoli” che occulta la coscienza delle masse sulla loro posizione di sfruttati. Ma non c’è niente di beato nella miseria, “tanto che non vi è povero che alla prima occasione cerca di uscirne senza pensarci di due volte”. “La volontà del Padre” sottolinea Maggi “è in sintonia con la massima aspirazione umana”, per cui “dire che la felicità non è di questo mondo è una bestemmia”. Il Regno dei Cieli – espressione tipica del Vangelo di Matteo – non è lo spazio siderale o un aldilà, ma un mondo in cui si compie la volontà di Dio. I beati non sono quindi quelli che la società ha reso poveri, ma quelli che vivono per gli altri, quelli che vivono la presenza di Dio come tensione naturale alla condivisione. Troppo facile sostenere – come hanno comodamente fatto molti – che la povertà di spirito è una povertà immateriale, “spirituale” nel senso più astratto del termine, una sorta di non meglio specificato “distacco” dalle cose. Che cosa vuol dire poi avere la ricchezza ma esserne distaccati? La questione è più radicale. La povertà di spirito – la sua leggerezza – è la capacità di non accumulare, di non vivere per avere, perché le cose generano ansia. Le cose si rompono, perdono di valore, si arrugginiscono, passano di moda. E allora la verità è che “il luogo più sicuro dove stanno i nostri beni non è la banca, ma le mani del bisognoso”. Il seguace di Gesù non conosce ansia perché non progetta la sua vita per le cose. Che, attenzione, non vuol dire che Gesù invita al lassismo, ma a riconoscere che la preoccupazione per le cose non può aggiungere un solo minuto alla nostra vita. La fede non significa abbandonarsi alle avversità come se si possedesse una portentosa assicurazione contro ogni avversità. Ma si significa trasformare queste avversità, tramutare “le pietre in pane”. Significa che quando si prega non si “chiede” a Dio come si chiede a Babbo Natale. “Il Padre Vostro sa che avete bisogno di queste cose”. Il chiedere, come le cose, è un fattore ansiogeno, perché non si è mai sicuri se il nostro messaggio sarà recepito ed esaudito. La preghiera ha senso se è ricerca di giustizia, non richiesta.
Infine Maggi va all’azione più difficile ma che più di tutte è capace di generare leggerezza: il perdono. Il perdono è come un dispositivo che permette di sentire la presenza di Dio. Non il perdono nominale, quello a parole, quello del “io l’ho perdonato, ma per me lui è morto”. Ma il perdono del fare del bene a chi ti ha fatto del male. Un atto radicale, difficile, all’apparenza irrazionale. Solo così però il peccato si fa leggero fino a diventare aria. Solo così il male non si dimentica semplicemente, ma si trasforma in bene. Solo così, conclude Padre Maggi, “sei per sempre sincronizzato con Dio”.
Basta un rapido sguardo ai visi intorno: siamo usciti realmente più leggeri.
Aperitivo Natalizio
Visto che ci aspetta un altro anno di incontri speciali fuori e dentro la tenda, per condividere il servizio che si fa quotidianamente vorremmo iniziare con un primo incontro piacevole e leggero in cui ci scambieremo gli auguri di Natale durante un aperitivo serale.
Aspettatevi a breve l’invito ufficiale con tutte le informazioni utili!
Ritiro cresima
Domenica 9 ottobre siamo stati invitati al Ritiro in vista della Cresima dei ragazzi del Catechismo della Parrocchia di San Giuseppe. Abbiamo cercato di ragionare assieme ai ragazzi sul cosa vuol dire essere una persona senza dimora, mettendoci in gioco attraverso il “Gioco dell’Homeless”, una sorta di gioco dell’oca interattivo che ripercorre i passi, la giornata, la vita delle persone senza dimora. I ragazzi, durante il gioco, hanno incontrato problemi, difficoltà relative al dormire, al mangiare, al lavarsi, al far valere i propri diritti, prove da superare, scelte difficili da affrontare. Con il gioco abbiamo cercato di far capire ai ragazzi quanto è difficile per una persona che vive in strada provare ad “uscire” da essa diventando completamente autonoma.
Ringraziamo i ragazzi a cui rivolgiamo il nostro augurio più sincero e gli educatori che ci hanno invitato: grazie e a presto!
In cerca di nuovi volontari
Come ogni anno, tra settembre e dicembre, ci sono dei volontari che per motivi personali (soprattutto perché devono spostarsi da Falconara) interrompono il servizio. Pertanto siamo alla ricerca di nuovi volontari in tutti i servizi, a partire dal turno della notte, riservato agli uomini: al momento abbiamo diversi turni con un volontario solo. Come sapete basta poco: dalle tre ore ad una notte al mese. È solo attraverso la somma delle ore di servizio di ciascuno di noi che la Tenda va avanti, e questa “magica staffetta” dura da più di 26 anni!!!
Ricordiamo che i servizi si dividono in:
Accoglienza, dalle 18:00 alle 21:00
Cucina, dalle 18:00 alle 21:00
Notte, dalle 21:00 alle 07:00
Pulizie, in qualsiasi orario, di mattina o di pomeriggio
Scriveteci a info@tendadiabramo.it oppure su Facebook, vi aspettiamo!
Ancora aggiornamenti sulla procedura di accoglienza
Dal 1 dicembre, oltre alla procedura di accoglienza, inizieremo anche a scansionare ed archiviare i documenti dei nostri ospiti: non preoccupatevi, la nuova procedura è tscritta passo per passo e la troverete sulla scrivania!
Cosa devono fare i volontari dell’accoglienza?
1) Segnare sul registro verde, sotto la voce osservazioni, il luogo di rilascio del
documento;
2) Inserire i dati dell’ospite tramite l’apposito Portale Alloggiati della Questura;
3) Mandare la mail ai Carabinieri di Falconara con i dati di ogni ospite;
4) Fare la scansione in fronte/retro del documento e salvarla nell’apposita cartella sul Computer (controllare prima: se la scansione del documento è già presente non occorre rifarla). Nel caso in cui il documento sia un PERMESSO DI SOGGIORNO o non un documento tradizionale (Carta di Identità, Patente con foto, Passaporto) sul PORTALE ALLOGGIATI inserire comunque:
– CARTA DI IDENTITÀ con codice 000 se si tratta di un ospite italiano
– PASSAPORTO con codice 000 se si tratta di un ospite straniero.
Quindi NON mandare più, per nessuna ragione, il Fax alla Questura!
Se l’Ospite ha solo la fotocopia di un documento e/o la denuncia di smarrimento di esso va avvisato il Consiglio che prenderà una decisione circa l’ingresso in Tenda. PRIVILEGIARE quindi i documenti tradizionali nel caso in cui l’ospite fosse in possesso di più documenti
Tessere Soci 2016
Come ogni anno sono già pronte le tessere dei soci della Tenda, sono già una cinquantina i volontari che hanno pagato la tessera! Ben fatto! Sappiamo che spesso il vero problema è ricordarselo, per questo ci pensiamo noi! Vi ricordiamo che il costo è di 12 euro, quando si è in turno è possibile pagare, mettendo i soldi nella cassettina blu e firmando la ricevuta, ricordandosi di indicare nome e cognome, il libretto delle ricevute è anche esso nella cassettina. Oppure consegnate i soldi al volontario in turno che apre, sarà lui poi a riporre i soldi nella cassettina blu, ricordategli che deve fare la ricevuta a vostro nome, in modo che poi vi venga consegnata la tessera!
Un saluto a S.
In questo mese ci ha lasciato un ospite della Tenda, malato già da diverso tempo e con la salute compromessa soprattutto a causa della vita di strada. Tante riflessioni, domande e quesiti a cui non abbiamo grandi risposte. La Tenda di Abramo, assieme ai volontari dell’Unità di Strada di Falconara, ha tentato di sostenere la persona al di là dei canonici dieci giorni di accoglienza, proponendogli altri servizi e aiuti di cui ha evitato di usufruire. Ma perché? Perché chi vive in strada da tanto e troppo tempo, come nel suo caso, si rassegna, perde la motivazione a vivere secondo un progetto, sopravvive. La mancanza di volontà è segno di un disagio e noi che proviamo ad affiancarci a queste persone dovremmo accettarlo senza spingerlo a seguire necessariamente la traccia che abbiamo in testa, un progetto dettato dagli schemi della società che sono avere casa, lavoro e rete sociale. Accettare non significa rassegnarsi al fatto che non ci potrà mai essere un cambiamento ma significa rispettare l’altro così com’è, instaurare un rapporto alla pari in cui non c’è solo chi aiuta e chi è aiutato, ma scambio reciproco. È da questo rapporto continuativo e costante che potranno inaspettatamente nascereaperture di cambiamento, potranno riemergere risorse nascoste per troppo tempo e venire alla luce limiti su cui crescere e migliorarsi. Una parola mi viene in mente: Umiltà. Per fare questo dobbiamo riscoprirci fragili anche noi e disposti a metterci in discussione. Se rimaniamo rigidi e fermi in quello che pensiamo di essere non riusciremo mai ad incontrare l’altro nella sua verità ed ascoltare i suoi autentici bisogni.
Che la strada di S. sia occasione per rivedere il cammino lento e profondo di riscoperta di noi stessi.
Buona Rinascita e Buone feste!
Erika